La bufala social più recente, il “non autorizzo” è anche una delle più longeve della sua specie : imperversa dall’inizio del 2009, facendo credere agli utenti di tutte le età che ci sia la possibilità di compiere scelte di privacy annunciandolo in un semplice post. Cerchiamo di ricapitolare i come,quando e perché di questi fenomeni.

Nonostante l’enorme disponibilità di informazioni e di esperti, sembra che alcuni aspetti della nostra navigazione su internet siano destinati a rimanere immutati ancora per molto. Siamo costantemente sotto “attacco” delle fake news e di chi le diffonde, se ne parla come se fosse una malattia, e in un certo senso, ne sortisce gli stessi effetti; abbiamo avuto modo di vedere come alcune assurdità abbiano quasi mandato all’aria elezioni presidenziali, reputazioni immacolate e molto altro. 

Così come non possiamo inventare una catena di Sant’Antonio che ci salvi dalle “violazioni della privacy”, non possiamo tornare ai tempi bui del basso Medioevo, in cui qualcuno doveva necessariamente far passare i propri scritti per le mani dei politicanti ed ecclesiastici. Uno studio ha dimostrato che ci sono due principali motivazioni che portano la gente a credere (e nei peggiori dei casi, a diffondere) delle fake news o bufale: 

-Desideriamo davvero quella notizia (ad esempio, non molto tempo fa, circolava un’indiscrezione secondo la quale il padre dell’ex Presidente U.S.A. Donald Trump, facesse parte di un famigerato gruppo razzista) e, se la notizia coinvolge “nel modo giusto” qualcuno verso cui proviamo sentimenti che cavalcano l’onda della bufala, il gioco è fatto. Non cerchiamo neanche di appurare la fonte, o di confrontarla con altre testate giornalistiche affidabili.

-Un’altra opzione per la quale cadiamo nella trappola: la nostra (ormai) limitata capacità di concentrarci. Sembrerà sciocco ma, nello studio sopracitato, dei 3446 partecipanti, 1635 hanno semplicemente riletto i titoli una seconda volta e sono stati in grado di distinguere le tipologie di notizie.

Non c’è nulla di assurdo se tutto è assurdo, e questi anni si stanno dimostrando campioni indiscussi di assurdità, in molti settori delle nostre vite. Bisogna solo allenare la mente a dedicarsi, momento per momento, al presente, al “qui e ora”. 

In allegato, l’articolo completo in lingua per i più curiosi: Why we fall for fake news: Hijacked thinking or laziness? (apa.org)