L’evoluzione umana è un concetto che, soprattutto nel corso degli ultimi secoli, si trova al centro di una dèbacle filosofica: il progresso va inteso solo in termini tecnico-scientifici (quindi, un progresso indubbio al 100%), o vanno inclusi gli aspetti sociologici che, senza prendere parti, accendono discussioni e conflitti caotici anche in termini di vera e propria guerra? Si parla spesso di un’involuzione umana dal punto di vista sociale, mentre dalla parte del lavoro si generano altrettanti conflitti ma non si dubita mai dell’effettivo progredire delle nostre intenzioni e possibilità. L’equilibrio tra “evo” ed “invo” -luzione è molto fragile, eppure sembra sempre che il mondo del lavoro sia il capro espiatorio delle statistiche: la notizia più recente in termini numerici sembra voler rimarcare un aspetto negativo dell’evoluzione lavorativa: il mismatch. Approfondiamo.

Il Lavoro come capro Espiatorio

Nell’evidenziare la difficoltà che nel 2023 c’è stata nel trovare AI Specialists e Ingegneri ML(Machine Learning) , non tiene conto del fattore più importante: mentre alle aziende basta qualche click e pochi secondi per redigere un annuncio lavorativo richiedente una delle figure menzionate. Per diventare “esperti” di una tecnologia che nasce qualche manciata di anni fa e fa parlare di sé da ancor meno, è richiesto un modus discendi particolarmente articolato e lungo. Vien da sé che, per quanto sia un campo che sta rapidamente inserendosi nelle PMI(piccole e medie imprese), l’expertise in I.A. dovrà aspettare ancora un anno o due per essere conferito alla “prima classe discente”, ovvero coloro che hanno iniziato percorsi di studio in I.A. non appena questi fossero stati resi disponibili su larga scala. 

“L’allarme mismatch” è causato solo e soltanto dallo scarsissimo approfondimento che i recruiter fanno nei confronti delle richieste aziendali e nei campi specifici.

In Conclusione

L’I.A. ed i campi strettamente collegati ad essa sono in prima maturazione, stabilire una richiesta di mercato di lavoro pari ai campi professionali già affermati non può che restitiure alle agenzie di stampa e stastistica una spaventosa percentuale di mismatch. Sarebbe ora che si iniziasse a studiare il fenomeno sociologico e i “ritmi evolutivi” della società contemporanea, per poi approfondire a livello professionale, mantenendo sempre il rapporto evoluzione-richiesta entro ritmi coerenti con entrembi.

L’articolo al quale si fa riferimento è stato pubblicato con numeri scevri di riferimenti, per cui non sappiamo riportarvi con certezza l’origine degli stessi. Si parla di un mismatch nel tech pari al 54,5% (quindi, dei 700mila lavoratori esperti richiesti se ne sono reclutati “solo” 380 mila). 

Come sempre: Buon lavoro .