Mentre il “Decreto 1o Maggio” viene annunciato in una giornata simbolo del lavoro, i piani per incentivare il lavoratore sembrano un po’ “eterei” in termini di concretezza. In questo articolo esaminiamo i punti salienti e più attinenti di questo decreto che coinvolge rappresentanti a tutto tondo del mondo del lavoro.
Il Decreto tra sgravi e bonus
Il punto che più interessa gli imprenditori sarà sicuramente lo sgravio contributivo del 120% per incentivare le assunzioni: si tratta in sintesi di una riduzione sulle aliquote (tassazioni assicurative) dei dipendenti e che sale al 130% verso i neo-assunti.Interessa inoltre un punto che prevede l’attuazione di alcune procedure relative alla legge delega fiscale (una riforma che,secondo il Ministero dell’ Economia e delle Finanze, sarebbe volta ad alleggerire il carico fiscale e tributario che grava su cittadini e imprese,facendo passare più potere decisionale al Governo rispetto agli organi di tassazione pubblici)
C’è infine un obolo (perché altro non sembra essere) di 100€ sulla busta paga di lavoratori con meno di 28mila€ di reddito che hanno a carico almeno coniuge ed un figlio. Sottolineiamo che,a causa dell’impossibilità di soddisfare le regole di bilancio per l’anno corrente,questo bonus verrà erogato a partire da Gennaio 2025, anche per questo è stato soprannominato “bonus befana”.


In Conclusione
Decreto molto etereo per l’appunto, che sembra volersi conquistare a tutti i costi un posto sotto i riflettori mediatici ma che,nel concreto, non aggiunge molte novità né introduce grossi cambiamenti per lavoratori ed imprenditori di pmi. Restano da risolvere problematiche di portata ben più ampia, soprattutto per quel che riguarda le tassazioni elevatissime alle imprese che però non riguardano in maniera diretta il rapporto tra retribuzioni e spese annesse ai singoli contratti di lavoro, quanto più la percentuale matematica delle cifre da capogiro che vengono pretese nei confronti di chi fa impresa, ancor più di chi lavora in impresa. Sarebbe ora di fermare questo circolo vizioso che costringe le aziende ad erogare uno sproposito in tasse e a doversi poi tenere a galla riducendo costi del personale e passando il problema ai propri collaboratori. Questo enorme divario tra i ricavi (anche in prospettiva) delle aziende e del costo delle imposte crea divisione tra datori di lavoro e candidati, alimentando falsi miti sulla voluta taccagneria di alcuni imprenditori, e minando le classi di lavoratori più a margine che accusano già il colpo dato dalla crisi finanziaria.
Fonti: sito 1
Fonti: sito 2
Fonti: sito ministeriale
Come sempre: buon lavoro.