Questa settimana che precede la festa dei lavoratori, ironicamente sta portando a galla alcuni eventi che fanno capire quanto ci sia bisogno di aggiornare tanto in questo piccolo mondo. Da situazioni di mobbing a dipendenti che sacrificano la loro salute fisica e mentale per il proprio lavoro, ce n’è per tutti: all’ordine del giorno in termini di notizie negative, c’è ancora una volta un video derivante da TikTok, che ormai diventa man mano la piattaforma più considerata per fare sfoghi come quello di “sobeatmyass“ , ragazzo statunitense che ha recentemente “semi-accettato” un lavoro con uno stipendio ai limiti dell’inaccettabile. Il problema più grave poi è che l’offerta di lavoro derivava da una nota catena americana di negozi di abiti casual in fascia di prezzo medio-bassa.
“Si, cioè no”
Prima di parlare di numeri, è giusto fornire del contesto: il ragazzo Il protagonista della vicenda ha dapprima accettato passivamente il lavoro, per poi pentirsene non appena uscito dalla sala colloqui. La paga offerta dalla catena di abbigliamento era di $12/ora. Per approssimazione, il dollaro americano ha pressoché lo stesso valore dell’euro, e magari molti di noi reputerebbero questa paga un sogno se proposta in Italia; il problema sta in due fattori che incidono moltissimo: in primis, il costo della vita negli Stati Uniti è molto più alto rispetto all’Italia( il salario minimo doveva essere fissato a $15/ora nello scorso decennio, e ad oggi i più raccontano che mentre il Governo cerca di far entrare questo salario minimo in vigore, il reale salario sufficiente per sopravvivere senza problemi è già aumentato), in più, l’user di TikTok di cui si fa menzione in questa storia risiede nello stato di New York, in cui il costo della vita richiede una paga minima di circa $29/0ra. Mentre la storia di @sobeatmyass è una triste realtà che ha coinvolto moltissimi lettori che si sono trovati o si trovano nei suoi panni, il focus di questo articolo è l’incompatibilità degli stipendi con il costo della vita in costante aumento. In Italia la situazione differisce di pochissimo: abbiamo sentito così spesso di studenti che, pur lavorando e avendo un supporto familiare, non riescono a permettersi gli studi universitari (principalmente per ragioni abitative, con i prezzi degli affitti universitari che rasentano la follia).
Una situazione che sfortunatamente sembra star diventando un denominatore comune in moltissime Nazioni, europee e non. Il sogno che i nostri genitori avevano, ovvero poter lavorare e guadagnare abbastanza da poterci comprare un giorno una casa, è diventato un concetto che fa sorridere amaramente i nuovi arrivati nel mondo del lavoro. Il costo della vita non fa che aumentare e gli stipendi rimangono gli stessi di quando non c’era la crisi, o di quando il potere d’acquisto era proporzionato al ricavo individuale medio.
Dobbiamo smettere di accettare stipendi da fame. Mentre scrivo queste parole, sento l’eco di mille “si, tanto bello parlare e riempirsi la bocca di belle parole, nella pratica ci si ritrova ad accettare stipendi da fame perché non si ha scelta, nessuno lo fa per sport”, ed è giustamente sensatissimo. La soluzione però c’è, ed ospita il blog su cui continuiamo a tenervi aggiornti su quanto ci accade intorno quotidianamente: in Camelot, ogni azienda stabilisce una fascia di remunerazione, ma sopratutto, ogni candidato stabilisce uno stipendio netto consono e, se non si raggiunge un accordo, si passa oltre.


In Conclusione
Immaginate un mondo in cui ogni candiato e azienda possano comunicare anzitempo le loro necessità. C’è moltissima strada da fare e ne siamo consapevoli, c’è un enorme cambiamento che aspetta battendo i piedi che noi tutti iniziamo a portarlo nella realtà.
Quello che proponiamo socialmente è di unirci sotto questo messaggio, perché presi singolarmente non abbiamo voce per poter dire “no” a situazioni incresciose, mentre se iniziassimo a pretendere un miglioramento tutti insieme, non si potrebbe ignorarci nemmeno volendo.
come sempre: buon lavoro.