Contagiano le riflessioni dapprima di Camelot, poi degli esperti HR, fino ad arrivare alle istituzioni private e poi pubbliche. Non esattamente la scaletta che ci aspettavamo, ma sicuramente un risultato che non poteva tardare ancora ad essere quantomeno messo sul tavolo. A seguito del discorso sul capitale umano e sul cambio generazionale al lavoro pronunciato da Helena Dalli alla Commissione Europea, in seguito rafforzato da Marina Calderone, il nostro Ministro del Lavoro e Politiche  Sociali

Una Situazione di Passaparola

Mentre Dalli e Calderone hanno esposto la riflessione in termini sociali e generazionali, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha inoltre portato all’attenzione istituzionale il divario in termini di parità economica che si sta sfortunatamente ampliando: non è più una “semplice questione di gap” sul lavoro. La disparità economica non riguarda più solo stipendi e permessi di maternità/paternità, ma inizia ad inglobare l’intera economia terziaria, in quanto non è più possibile “svincolare” dal lavoro le fasce deboli come le donne incinta. Viviamo in un periodo di crisi che costringe a mettersi all’opera. Quello che dovremmo fare, stando a quanto esposto dal Min.Giorgetti, è uno sforzo comune tra aziende, privati e liberi professionisti per garantire che i settori che la pubblica Amministrazione non riesce a tenere a galla, rimangano comunque percorsi viabili e utili. 

Abbiamo creato nelle ristrettezze delle regole del bilancio che ci lasciano poco spazio di realizzare misure significative: l’assegno unico universale e le decontribuzioni per i genitroi e le mamme in particolare, così il bonus asilo nido. Questo tentativo di mutuare alcune esperienze dei Paesi europei tra Francia e Ungheria è il segnale che non possiamo fermarci nelle nostre valutazioni sui dati dell’oggi o dell’immediato domani. Questo difetto dell’approccio a breve termine lo vediamo ovunque: pensiamo alla sostenibilità del debito pubblico italiano, previdenziale e non. Bisogna promuovere la crescita, quella economica. ma quali sono le determinanti che ci vengono proposte? Aumentare la produttività del lavoro, che viaggia sulla componente tecnologica e dell’I.A., ma anche su giovani che sono più capaci di interpretare, promuovere e sviluppare il cambiamento.”Queste le parole del ministro dell’Economia, che si possono sintetizzare nella necessità di coadiuvare la nuova forza lavoro con la nuova visione di esso, anche laddove il Governo pecca.

Mentre restano fermi i punti dell’Agenda 2030, la Commissione Europea tutta, Dalli in particolare, sta mettendo a terra una pianificazione più concreta per quello che dovrebbe diventare la norma dei rapporti interpersonali (lavorativi e non) nei prossimi anni. Mentre viene accennato che gli attuali servizi di sostegno e supporto erogati ad oggi dagli Stati Membri non sono sufficienti, Dalli rassicura sulla fermezza e potenza della linea d’azione che si sta intraprendendo, con un monito che, trovata un’eventuale concretizzazione, potrebbe fare la differenza per il seme del futuro che noi di Camelot abbiamo fieramente piantato:

L’obiettivo è garantire a persone e famiglie libertà di realizzare le proprie aspirazioni. Nonostante i progressi compiuti, i divari persistono. Conciliare aspirazioni familiari e lavoro retribuito è difficile per le famiglie con figli o familiari a carico o anziani o persone con disabilità. I servizi di sostegno non sono disponibili o adeguati. Le zone rurali sono colpite da queste carenze accentuando squilibri territoriali e tendenze allo spopolamento che L’Italia conosce bene. L’inadeguatezza dei sistemi di assistenza ha un costo economico e sociale che ricade sulle famiglie e sulle donne. Quasi otto milioni di donne sono escluse dal mercato a causa delle responsabilità di cura e assistenza. Questo si riduce in salari e pensioni più basse: le donne guadagnano il 13% in meno all’ora rispetto agli uomini. IOl divario pensionistico è del 6% a livello europeo. Carriera o famiglia? Anche se sono decisioni personali, spesso non sono scelte libere.

 

In Conclusione

Sembra che dopo un periodo di silenzio o di timida ribellione, finalmente i problemi del lavoro stiano iniziando a venir considerati in maniera più seria e dedicata, con almeno uno o più piani d’azione programmati. Camelot mantiene la propria rotta e le proprie proposte, concrete ed aspirazionali, continuando a dimostrare a chiunque voglia fermarsi ad osservare, che i piani proposti dapprima come un’utopia e successivamente come un’impresa quasi impossibile, sono in realtà molto concreti e molto possibili; e tutti coloro che fanno parte della nostra iniziativa aziendale sano e possono tangere realmente l’impatto sociale del nostro approccio.

 

come sempre: buon lavoro.