L’articolo di oggi è frutto di un desiderio di comunicazione da parte di noi tutti di Camelot verso una fascia di lavoratori o candidati che purtroppo trova sempre maggiori difficoltà ad inserirsi nell’ultra-competitivo mercato del lavoro attuale. La storia alla quale facciamo riferimento è quella di una donna che ha preferito rimanere in anonimato, ma che ha contattato un noto mezzo di comunicazione online per condividere la sua frustrazione in termini lavorativi. La lettera inizia con “A 52 anni senza lavoro, mi dicono che ho un bel curriculum ma non mi assumono: di noi non parla nessuno“.

Quest’oggi vorremmo riuscire a contattare la diretta interessata per poterci confrontare, per poterla mettere al corrente del nostro operato in termini di lotta alla discriminazione, e soprattutto, per poterla aiutare nell’inserimento lavorativo.

Il Messaggio

Di noi nessuno parla. Sono molto delusa perché dopo trent’anni mi sono dovuta reinventare“. Un messaggio che parla per tante tante figure che si trovano nella stessa situazione della nostra “messaggera” di una realtà che non è confinata ad ambiti del lavoro né a località determinate; la mittente lavorava presso uno studio legale come segretaria, e dopo oltre trent’anni di servizio si è trovata allo sbaraglio. Nonostante le fosse stato comunicato l’imminente rilascio dalla mansione e nonostante la preparazione all’evenienza, la protagonista della vicenda non è riuscita a trovare altre possibilità di continuare per il suo percorso lavorativo.

Anche nel mese precedente al licenziamento ho inviato una trentina di candidature(fisiche, online e tramite Linkedin), ho fatto colloqui di persona e tutti mi dicono che il mio è un bel curriculum, ma non mi assumono.

Una situazione che sfortunatamente non risulta isolata, ma un’esperienza condivisa da migliaia (se non decine di migliaia) di lavoratori e candidati che, solo perché più “grandi” non ricevono nemmeno l’occasione di dimostrare il proprio valore in determinati contesti. 

Troppo giovane per la pensione e troppo vecchia per lavorare: a 56 anni so che andrà sempre peggio

Quando i miei figli dormono, piango, non so se arriveremo a fine mese: perché l’Italia non ci vuole?

Mi dicevano: ‘mi costi troppo, lavora in nero’: la mia soluzione è stata andar via dall’Italia.

Queste ultime tre testimonianze non sono dell’autrice della lettera, ma di altre persone che hanno espresso vicinanza e comprensione verso la vicenda e la sua protagonista. Una situazione straziante che continua a verificarsi nonostante il tasso di natalità sia in negativo. 

 

In Conclusione

Molte realtà lavorative dovrebbero smettere di pretendere l’assurdo ed iniziare a dare il valore professionale ed umano a chiunque ne sia meritevole, non discriminare in base a criteri insensati quali sesso, età o precedenti occupazioni. Ormai non si sente altro: sono tutti bravissimi a parlare di inclusività ma nel concreto poi sono pochissimi coloro che non pretendono il lavoratore giovane, dedito, super-referenziato, super-navigato che accetti una paga base o un contratto di apprendistato. 

Siamo l’ultima linea di difesa per i lavoratori in Italia, è nostro compito cercare di valorizzare fattori umani e non numerici. 

Ciò che più sorprende è che questa situazione si verifica in maniera identica e speculare verso i “troppo giovani“: non hanno esperienza, o se ce l’hanno, “pretendono” remunerazioni o titoli “eccessivi”. 

Nel nostro piccolo, vorremmo contribuire a cambiare la situazione: è ciò per cui siamo nati ed è ciò per cui siamo determinati a comunicare con tutti in maniera univoca e trasparente; qualora l’anonima candidata che si trova in questa situazione che ha raccontato alla webzine riuscisse a raggiungere il nostro blog o questo articolo, vorremmo invitarla a provare a cercare il suo impiego dei sogni (o quantomeno, l’equivalente del suo precedente impiego)  insieme a noi di Camelot. 

Aiutarla ad aiutarsi sarebbe per noi un trionfo non solo aziendale né personale, ma un ulteriore passo verso la giusta direzione che il nostro Paese dovrebbe intraprendere quanto prima, almeno nel mondo del lavoro.

Contribuire alla soddisfacente occupazione di tutti è uno dei nostri obiettivi più importanti, che ne racchiude a sua volta tantissimi altri, insieme li raggiungeremo.

come sempre: buon lavoro.