Secondo Federico Vione, fondatore ed amministratore di W-Group (società multibrand di risorse umane), la realtà lavorativa sta cambiando ed è cambiata molto dall’inizio del millennio ad oggi. Avendo iniziato la sua carriera come HR Manager nel 1999, Vione si è adattato ed ha adattato le sue strategie di ricerca ed aggiornamento lavorativo. Una figura molto consapevole che traccia alcune previsioni per il futuro: il paradigma si sta man mano invertendo: sempre più realtà lavorative cercano di abbracciare le passioni individuali del dipendente e fanno del welfare un punto cardine per il raggiungimento dei successi aziendali. Scopriamo qualcosa in più sul pensiero dell’esperto del lavoro per quel che riguarda i cambiamenti lavorativi entro il prossimo futuro.
Tra ieri e oggi: la portata del cambiamento
Anche i meno aggiornati tra noi si renderanno conto di quanto il mondo lavorativo si sia evoluto (e per certi versi, involuto!) e abbia generato nuove realtà in cui non si concepiva di poter lavorare già solo 10 anni fa. Situazioni positive e negative hanno plasmato dei candidati che vogliono scegliere con più oculatezza il loro futuro professionale, anche fosse temporaneo; e delle aziende per le quali non basta più pubblicare il classico annuncio per attrarre persone interessate. L’aspetto più importante e tangibile di questo cambiamento è il progressivo cambio del paradigma che sta risultando sempre meno “azienda-centrico” e si sposta sempre più verso una neutralità orientata al candidato: ora sono i candidati a orientarsi e ad attrarre le aziende, decidendo inconsciamente gli equilibri del mercato del lavoro. Il “problema” di un paradigma neutrale però è quello che Vione ha segnalato in primis, ovvero una crescita considerevole del mismatch lavorativo (secondo Anpal, si arriverà a 3,7 milioni di figure ricercate e non disponibili entro il 2027). L’approccio viene impiegato anche nelle società di HR che fanno capo a Federico Vione(W-Group, Men at Work):
“…Se vogliamo aiutare i nostri clienti a raggiungere i loro obiettivi di business, dobbiamo partire dal presupposto che l’idea imprenditoriale e la mentalità di mercato non bastano più, sono le persone a fare la differenza.”
Stando all’analisi sondaggistica di MaW, in media solo tre lavoratori su 10 stanno seguendo un percorso di loro scelta, basandosi sui due parametri preponderanti che sono stati segnalati dai dipendenti: stipendio adeguato (76%) e un buon clima lavorativo (55%).
La soluzione non va quindi ricercata in un “semplice lavoro” che provveda a sfamare, quanto in un riadattamento delle posizioni di lavoro e delle mentalità aziendali al bisogno individuale e collettivo di serenità.


Il paradigma Azienda-Annunci-Candidati in un mondo occupazionale in evoluzione costante è la causa primaria di mismatch lavorativo.
In Conclusione
Per quanto la realtà economica e lavorativa contemporanee siano meno orientate verso solidità e costanza (i mercati e i loro equilibri sono troppo volubili rispetto agli scorsi decenni, rendendo molto difficile combattere l’incertezza economica e prospettica), convivere con un senso di incertezza in termini di risultati e di cambiamento delle mansioni sta diventando un must sia per i singoli lavoratori che per imprenditori e realtà aziendali. Essere pronti a tutto è una prerogativa che richiede passione e dedizione, concetti che non scarseggeranno mai laddove il paradigma del lavoro parta dal candidato che, trovato il proprio posto nel marasma delle mansioni in continua evoluzione, avrà a cuore i risultati aziendali che coincideranno con quelli personali non più per necessità o per auto-coercizione, ma per un genuino interesse e una concreta attitudine alla risoluzione.
come sempre: buon lavoro.