In uno dei primi articoli del nuovo anno, abbiamo parlato del paradosso occupazionale italiano che sta attirando molte attenzioni (perlopiù negative) a causa del contrasto che dapprima non risultava palese: statisticamente l’occupazione cresce, ma non è stato tenuto conto di due fattori altresì importanti: la durata di quest’ultima ed il fatto che la soddisfazione ed il benessere lavorativo sembrano essere in netto calo. Approfondiamo la vicenda.

Più lavoro, più dimissioni, meno possibilità

Senza andare a ri-scomodare le statistiche (che troverete nel link all’articolo citato) la situazione in breve è la seguente:

Il tasso di occupazione generale è aumentato, il che dovrebbe essere un segnale di ripresa ma, nella stesura delle statistiche non è stato considerato il fatto che, parallelamente al tasso di occupazione, sono aumentati anche quelli di dimissioni entro i primi tre mesi di lavoro, i casi di binge-working (il passaggio quasi frenetico da una mansione all’altra nella speranza di trovare una situazione adatta) e l’insoddisfazione generale degli occupati fissi. L’unico fattore che sembra essere in discesa è la speranza di trovare una vera soddisfazione occupazionale, soprattutto nei giovani e neolaureati.

Si è passati dal concepire la laurea come uno dei pochissimi sbocchi verso un buon lavoro al sentire di tanti ex-laureandi che affermano di aver lasciato gli studi perché troppo poco accessibili, o di figure che reputano la loro qualifica accademica “inutile“, tanto da concepire le mansioni annesse al proprio percorso di studi come una mera illusione che non si realizzerà mai.

Sicuramente, l’aumento dell’offerta di lavoro è un segnale positivo, reso purtroppo sterile dalle situazioni di crisi economica e sociale che affliggono questi ultimi anni. Vanno evidentemente considerati molteplici fattori che non possono essere facilmente quantificati e quantificabili, ad esempio la speranza che i “nuovi” sul mondo del lavoro sembrano disporre in maniera assai più limitata, un po’ per il timore di un repentino stravolgimento degli equilibri mondiali a causa di conflitti e tensioni geopolitiche, un po’ perché, dopo aver stretto i denti per giungere al termine di una situazione d’emergenza, sembra insorgerne subito un’altra. Per quanto questi fattori non riguardino direttamente il mondo del lavoro, attecchiscono gran parte dei giovanissimi che, al contrario dei predecessori, vedono poca luce nell’immediato futuro. 

In Conclusione

Come ricordiamo sempre ai nostri candidati, il segreto per raggiungere la soddisfazione lavorativa non risiede nel tentare a casaccio una serie di occupazioni diverse, né nell’aggrapparsi al proprio percorso accademico con le unghie e con i denti. Bisogna comprendere che intorno a ciascuno di noi e a tutti noi in contemporanea, orbitano ed orbiteranno costantemente delle realtà che ci nutriranno di dubbi, paure, speranze e sogni; il nostro dovere verso noi stessi e verso il mondo è quello di formarci, formarci ed ancora formarci, con impressa nella mente una forte determinazione a migliorare ciò che va migliorato. “Difficile non sarà mai sinonimo diimpossibile“, ed un mondo in crisi non potrà mai sconfiggere una popolazione pronta a tutto pur di cambiare le cose, per l’individuo così come per la società.

 

come sempre: buon lavoro.