Lavori (Quasi) Morti

L’uomo volante o uomo aquilone

L’edizione odierna di Lavori(Quasi)Morti ci porta su nuove vette, figurativamente parlando. La mansione che esploreremo oggi è esistita per meno di un quinquennio, ma ha così tanto dell’incredibile da meritarsi a pieno titolo un posto tra i mestieri più folli che ci siano mai stati. Parliamo degli acquiloni umani, pazzi scatenati che, durante la Prima Guerra Mondiale (1914-1918), avevano l’arduo compito di individuare e segnalare i nemici… letteralmente attaccati ad un acquilone.

Il primo conflitto mondiale fu caratterizzato da un connubio tra “vecchi metodi” e le nuove, mortali, tecnologie belliche; quindi gli eserciti meno forniti si trovarono ad impiegare gruppi selezionati di soldati per individuare veicoli aerei e terrestri delle truppe avversarie. 

“La guerra in aria”

Come anticipato, una delle novità che furono introdotte a livello marziale erano proprio i veicoli aerei come i dirigibili da guerra, temibili mostri volanti che potevano determinare  le sorti di una battaglia. Fu dunque necessario adoperare gli uomini volanti per poter avere un raggio visivo sufficiente a permettere al proprio esercito di nascondersi, contrattaccare o ritirarsi appena prima dell’arrivo dei battagioni nemici. Gli uomini aquilone non furono un'”idea dall’alto”, ma un vero e proprio esperimento messo in atto dai soldati e dagli ufficiali di basso rango, consigliati dai vari uomini di scienza presenti al seguito. Tattica utilizzata spesso dagli Alleati dell’Impero Russo e dai giapponesi, l’uomo aquilone si legava con corde e sicure di ferro ad un aquilone di forma tradizionale (rombo o triangolo) e, dopo aver assicurato un ulteriore corda al suolo, si libravano in volo con indosso guanti in cuoio e cappello dotato di speciali lenti che permettevano di tenere gli occhi aperti senza disagi nonostante il vento costante e l’altezza elevata. I loro “turni” avevano durate molto variabili, ma s trattava in ogni caso di periodi non superiori al paio d’ore, in quanto il livello di pericolosità di questo mestiere era estremamente alto, condizionato soprattutto dalle precipitazioni atmosferiche, dalla vulnerabilità agli attachi avversari e dagli squilibri fisici che stare attaccati ad un aquilone non appositamente progettato per la “levitazione umana” comportava. 

Il mestiere dell’uomo aquilone venne preso in considerazione anche al principio della Seconda Guerra Mondiale, ma non venne praticamente mai messo in atto.

I tipici uomini volanti del primo conflitto mondiale.

“L’atterraggio”

Come ovvio, la mansione volse alla sua naturale conclusione dopo l’invenzione di sistemi molto più sicuri per ingaggiare battaglia aerea, per quanto amaramente ironico possa suonare. Molti uomini volanti persero la vita nell’arco della breve esistenza di questa mansione, ma furono tra i più grandi ispiratori degli scienziati e atleti futuri che, dopo meno di un quarto di secolo, iniziarono a concepire i primi parapendii sportivi, creati poi grazie all’avvento di materiali plastici ed innovativi come il Flexifoil, anticipato dall’americano Domina Albert, con il suo primo prototipo.