Lavori (Quasi) Morti

I Portatori di Telegrammi

Fino a pochi decenni fa vi era una necessità che al giorno d’oggi è stata ampiamente soddisfatta: la necessità di mettersi in contatto rapido con persone che si trovavano a tantissima distanza da noi, ed i tempi di spedizione delle lettere erano molto variabili, ovviamente perché ogni viaggio aveva una durata specifica e perché le lettere esistevano “una ad una”, quindi se avessi voluto spedire una lettera ad un mio parente che viveva all’estero, mi sarei dovuto aspettare mesi di trasporto prima di presumere che la lettera fosse arrivata a destinazione. Ad oggi abbiamo le app di messaggistica e chat che ci permettono di contattare chiunque, ovunque entro pochi secondi e conversare senza costi né problemi di ricezione. Nell’edizione odierna di Lavori(Quasi)Morti esamineremo il grande progresso tecnologico intercorso tra le due modalità di comunicazione presentate.

“Telegramma urgente!”

Quella celebre affermazione che si sente ancora di tanto in tanto, soprattutto guardando film, soap-opera e serie tv della metà del secolo scorso, nasce da una delle invenzioni che al tempo fu tra le più rivoluzionarie della storia. Il Telegramma era a metà tra una lettera ed un più moderno “poke” sui social; veniva scritto molto spesso usando il codice morse, difatti il più dei telegrammi venivano redatti da esperti (Quegli uffici telegrafici che ancora decorano le strade più antiche del nostro Paese), oppure da persone che, dato il largo e consistente uso che avrebbero dovuto fare del telegrafo e dei telegrammi, imparavano l’uso o assumevano un “Telegrammista” per poter fare da vettore comunicativo tra il committente e il destinatario del messaggio.

Queste persone avevano il compito non solo di scrivere il codice che permettesse al telegramma di contenere quello specifico messaggio e che arrivasse in quella specifica destinazione, ma anche di prodigarsi nel trovare, ottenere ed acquisire i codici e i mezzi per poter comunicare con linee sempre nuove. Non era strano infatti, per personalità di spicco, dover accogliere in casa dei “telegrammisti” o “telegrafi mobili” che avrebbero poi letto il telegramma alla persona in questione e preparato la risposta eventuale del ricevente. 

Il telegrafo fu una vera e propria rivoluzione, ancor più del passaggio da telefono fisso a telefono cellulare: si passò nel giro di pochi anni dal non avere quasi modo di conoscere oltre il proprio raggio visivo, a poter avvertire una città vicina di una catastrofe imminente, a poter rendere comunicanti diversi dipartimenti governativi che altrimenti avrebbero dovuto attendere settimane prima di avere le ultime novità, a poter inoltre mantenere una rudimentale forma di connessione con persone con cui non ci si vedeva e non ci si sarebbe potuti vedere da molto.

Il telegrafo viaggiatore aveva quindi una conoscenza tecnica della strumentazione ad alti livelli, un buon interesse nel viaggio frequente e una significativa preparazione nel campo delle comunicazioni, in quanto non sempre si trovava a parlare con persone della stessa Nazione di chi scriveva i telegrammi. Una figura sveglia, dedicata e molto colta, pronta a mettersi costantemente in viaggio e ad adattarsi alle situazioni. Questo era il profilo di un “telegrammista” tipo.

A sinistra: Un addetto alle consegne dei telegrammi

Sopra: Il telegrafo tipico con il quale, attraverso codice morse, si potevano e si possono scrivere telegrammi

La Naturale Evo-conclusione

La mansione volse alla sua naturale conclusione non con l’invenzione ma con la diffusione e la commercializzazione del telefono cellulare, che rese quasi impossibile aver bisogno di un telegrafo o di un consegnatore di telegrammi per poter raggiungere una determinata persona, in quanto quasi tutti avevano ormai un telefono sempre presente sulla loro persona, pronto a svolgere ciò che i telegrafi facevano prima, ma anche meglio: non serviva più rifarsi ad un determinato codice linguistico, bastava semplicemente esprimersi come si sapeva fare.