Per chiudere il cerchio degli articoli destinati al compianto Satnam Singh, così da lasciare alla famiglia il triste compito di fare i conti emotivi in pace con quanto accaduto, teniamo a far sapere che la giustizia sta facendo il suo corso, che il titolare dell’azienda-gulag in cui lavorava lo sfortunato operaio, sta affrontando un processo per omicidio doloso ed omissione di soccorso, che, accorpati insieme, dovrebbero ammontare ad un totale minimo di 22 anni di carcere per Antonello Lovato, caporale e figlio di suo padre, Renzo Lovato, sotto indagine da almeno 5 anni per atti riconducibili al caporalato (ovvero, l’atto di sfruttamento del lavoro e dei lavoratori senza considerazione alcuna di diritti umani e diritti dei lavoratori).
Troverete gli articoli precedenti a questo link.
Il Processo incombente
La misura cautelare e l’arresto nei confronti di Antonello Lovato sono state attuate ieri 1° Luglio, con la causale di omicidio doloso. La Procura di Latina ha successivamente emanato una nota di comunicazione in cui informava la cittadinanza sulle motivazioni dell’arresto e sulle concause che hanno dato forma alla sentenza: “Sulla scorta delle risultanze della consulenza medico legale la Procura ha variato l’ipotesi di reato inizialmente configurata (omicidio colposo) ed ha contestato il reato di omicidio doloso con dolo eventuale. La consulenza medico-legale ha accertato che ove l’indiano, deceduto per la copiosa perdita di sangue, fosse stato tempestivamente soccorso, si sarebbe con ogni probabilità salvato”
La devastante conferma del fatto che, se solo i Lovato si fossero premurati di trattare Singh come un essere umano, l’operaio agricolo sarebbe ancora vivo; indisposto e mutilato, ma quantomeno in grado di poter trovare una strada dignitosa da percorrere. Sia cristallino, questa sentenza, questo arresto, sono solo il primo passo di quella che dovrebbe essere una marcia verso l’abbattimento dell’intero sistema caporale, con la collaborazione tra lavoratori, sindacati a loro rappresentanza e forze dell’ordine a loro difesa. Attendendo sviluppi in merito alla condanna verso Lovato (che ci auguriamo possa essere emessa e confermata quanto prima) ci impegnamo a garantire ogni giorno il rispetto del benessere lavorativo e personale, cercando di coinvolgere quante più aziende possibili così da raggiungere un livello quantomeno accettabile di umanità, che dovrà fungere da cardine per il mondo del lavoro.


In Conclusione
Il Gip di Latina ha rilasciato una dichiarazione sulla misura cautelare presa nei confronti di Lovato prima della sentenza, in cui rimarcava l’evidenza del disinteresse da parte dell’imputato nel considerare le ipotetiche conseguenze delle sue azioni. Nonostante la sua (ritardatissima) collaborazione nel definire gli eventi di quel giorno, il supporto di ben due legali sottolinea subliminalmente l’assenza di qualsivoglia forma di pentimento da parte di Lovato.
Che le manifestazioni continuino, però, perché la vittoria sarà delimitata solo dalla cessazione dei fenomeni criminali nel mondo del lavoro, a tutto tondo.
Come sempre: Buon lavoro .