Nello scorso articolo del blog per  i candidati, abbiamo parlato di numeri, e di come questi ultimi possano essere, involontariamente o meno, “sfalsati” quando si condividono senza tener conto del quadro generale. i tabloid recenti parlano costantemente di un “boom di assunzioni” che francamente non tiene conto nemmeno del periodo cronologico in cui questi dati vengono definiti attendibili. Pensate a questo: il sensazionale aumento di contratti a tempo indeterminato che viene spesso decantato da Istat e giornaletti spiccioli che non approfondiscono né confermano le proprie fonti, era in realtà parte di un problema non proprio piccolo che è stato rigirato ad hoc. A seguire, le spiegazioni.

 

“Perché a volte serve un po’ di ottimismo..”

Una massima che può essere valida e forse incoraggiata, ma non quando si parla di informazione, né quando si parla di lavoro. Qui serve la verità nuda e cruda: come al tempo scoprimmo che il “boom di contratti a tempo indeterminato” altro non era che una ferita sanguinante aperta alla quale sono stati applicati un paio di cerotti e un velo mimetico, oggi faremo quasi la stessa cosa.

Nel precedente articolo atto a smascherare l’intortamento, abbiamo spiegato come i contratti a tempo indeterminato in crescita altro non fossero che uno specchio per le allodole, in quanto questo non significava un aumento dei lavoratori, ma forse l’opposto: molti contratti precedentemente a tempo determinato sono semplicemente stai portati al livello successivo, in gergo tecnico “normalizzati”, indice del fatto che quel mezzo milione di contratti “in arrivo” in realtà non avrebbero spostato alcunché in termini di prospettive occupazionali. 

E allora perché si continua a fare notizia su un fatto che, di base, non è nemmeno una notizia? 

Le risposte possibili sembrano (personalmente) solo due:

  • Si privilegia il numero di click, lo share e l’idea di aver illuso le persone in un ottimismo di cera icariana
  • Indipendentemente dalla portata e dallo spessore del tabloid, l’autore dell’articolo non si cura di approfondire il senso di quanto legge (il che sarebbe già gravissimo), né l’editore che dà il “via libera” alla pubblicazione approfondisce quanto gli viene sottoposto.

Ovviamente, qualora una di queste due ipotesi corrispondesse a realtà, ci sarebbe da preoccparsi per il destino della verità e della veridicità dell’informazione in questo Paese, ma sembra difficile risalire ad altri possibili modus che giustifichino la presenza di queste mezze verità su diverse prime pagine regionali e nazionali.

In Conclusione

La verità è un bene prezioso che va difeso con forza e determinazione. In Camelot ci impegniamo ogni giorno a portare chiarezza e trasparenza, invitando sempre tutti a cercare la verità al di là delle apparenze. Siamo pronti a combattere contro le statistiche sfalsate e i dati mascherati, per garantire che l’informazione che ricevete sia autentica e veritiera. Insieme possiamo fare la differenza e costruire un futuro migliore basato sulla verità.

Qui di seguito, trovate il link alla puntata del podcast in cui abbiamo parlato del problema.

 

Come sempre: Buon lavoro .