Riallacciandoci a quanto raccontato ieri (si parlava di un ritorno sulle scene lavorative degli ‘over’, che stanno riscuotendo un gran numero di offerte di lavoro rispetto al passato) , nell’articolo di oggi esporremo qualche dato emerso a seguito di uno studio condotto da due ricercatori di NIQ (NielsenIQ, società di data gathering e indice consumatori)- rispettivamente Christian Centonze e Mara Galbiati. Il focus principale dello studio? La crescita prevista del pessimismo e della denatalità tra le nuove generazioni, e come questo si sta rispecchiando nel mondo del lavoro attuale. Per chi non avesse letto l’articolo di ieri, potete trovarlo cliccando qui.

L’altra faccia della Medaglia

Se i fattori già menzionati- denatalità, prospettive meno rosee, pensionamenti sempre più ritardati- hanno influito sulla riconsiderazione delle fasce più mature, sono purtroppo gli stessi fattori che hanno ridotto la disponibilità di lavoratori più giovani a cercare lavoro in Italia. Lo evidenzia la ricerca che espone la situazione prospettica dipinta dagli stessi giovani che si stanno scoraggiando di giorni in giorno. Ecco quanto dichiarato:

  • L’invecchiamento della popolazione porterà le persone in età lavorativa (15-64 anni) a ridursi dell’8,1%.
  • Gli anziani (pensionati) hanno più fiducia nel futuro rispetto ai giovani
  • I nuclei familiari in età centrale senza figli sono circa 7,5 milioni
  • I nuclei familiari in età più avanzata, senza figli, sono circa 12,2 milioni
  • Questa forbice incentrata su età e potere d’acquisto dei cittadini, è destinata ad aumentare del 17% entro il 2035 (stima)

Questi dati collocherebbero l’età media degli italiani intorno ai 64 anni, mentre la prospettiva ed aspettativa di vita crescono e la natalità cola a picco.

Questo è lo scenario del domani che molti giovani riescono a vedere in maniera forse fin troppo vivida. Accompagnati da un forte senso civico che si diffonde soprattutto tra le nuovissime generazioni, i giovani italiani temono anche l’impatto della scelleratezza umana messa in atto fino a pochissimo tempo fa, quando finalmente si è iniziato a pensare di dover fare qualcosa per la problematica dell’inquinamento. 

Non sorprende apprendere che il più dei futuri lavoratori o delle nuove leve non ha intenzione di lasciare in eredità ai propri figli un mondo così afflitto, preferendo iniziare ad agire in maniera pratica per sanare, quanto possibile, le ferite che gli umani hanno inferto al cuore verde della Terra nei secoli. 

Per non rischiare di rendere questi dati troppo pregni di un senso d’illazione, riportiamo i dati di una seconda ricerca che è già stata incrociata con quella recente che abbiamo menzionato nell’incipit: si tratta dell’indagine sulle speranze per il futuro rivolta a famiglie con o senza figli a carico, condotta da Sinottica Gfk (ricerca attiva ultra-quarantennale sulla popolazione italiana): in quest’ultima si vede come la quasi totalità delle famiglie con figli a carico si dichiari completamente senza speranze per il futuro; divisi tra chi non riesce a vederne uno, chi non riesce ad immaginarlo in positivo, e chi addirittura ne teme il pensiero. I giovanissimi, i nuclei familiari appena costituiti si dicono più speranzosi e più propensi al futuro e alla considerazione di avere figli, ma “in un mondo e una società profondamente diversi da quelli attuali”. 

In Conclusione

In Camelot sappiamo bene quali sono i principali miglioramenti da apportare, e le principali situazioni che andrebbero rettificate. Siamo un team di età variegata ma siamo tutti giovani dentro, con un occhio che trabocca speranza, perché ci prudono costantemente le mani nella voglia di impatto sociale e di miglioramento onnidiffuso, perché sappiamo quanto impegno ci vorrà e ci vuole sin dal primo giorno, ma sappiamo come voi sapete che qualunque sforzo in nome del benessere del nostro futuro varrà sempre la pena. Come esemplificato dal dualismo degli articoli di ieri ed oggi, è fondamentale non pensare con i numeri che si leggono, ma con la totalità di quanto si raccoglie e si approfondisce, senza mai perdere l’obiettività di ciò che si considera importante.

Come sempre: buon lavoro.