Lavori (Quasi) Morti
I Computer Umani
Nell’approcciare a quello che si può definire un nuovo ciclo economico ed evolutivo della frontiera umana, ho voluto compiere un giro di boa simbolico, lasciando da parte per un momento concetti come I.A., Machine Learning e Intelligenza Generativa, i nostri successi più recenti nel campo della tecnologia. Oggi, in soldoni, cerchiamo di unire la capacità computativa dei sistemi informatici ed il raziocinio e l’empatia umana nel tentativo di raggiungere nuovi traguardi per la nostra specie; fino a l’altro ieri però, esistevano persone la cui mansione era proprio quella di “imitare le facoltà di un computer”, erano appunto chiamati “Computer Umani” ed erano impiegati da grandi organi ed agenzie di tutto il mondo per effettuare i più complessi calcoli aritmetici ed algebrici in relazione ad esperimenti scientifici, censimenti, statistica e probabilità e fisica. Il termine “computer” deriva infatti non dall’apparecchio elettronico ma dalla professione nata agli inizi del secolo scorso, dapprima in guerra e poi in scienza. Scopriamo di più sui computatori di un tempo.
“Spartiamoci le equazioni”
Innanzitutto, un po’ di contesto. Consideriamo due fattori molto importanti per comprendere la natura di questa mansione e la sua applicazione concreta in una giornata tipo di lavoro:
- Fino alla prima metà del XX secolo, il computer veniva immaginato come un avveniristico dispositivo che permettesse a scienziati, impiegati di alto livello e soggetti militari di tracciare calcoli e stabilire probabilità e previsioni
- Prima della Seconda Guerra Mondiale, l’unica forma di calcolo avanzato disponibile era in ogni caso umana
Quando durante la Prima Guerra Mondiale (1914-1918) si avvertì la necessità di avere mappature a griglia precise, calcoli di tangenti e curvature percorse da pezzi di artiglieria e calcolare rapidamente le risorse mancanti e quelle abbondanti, nacque la vera mansione del Computer Umano: si iniziarono a cercare coloro che fino a quel momento manifestassero spiccate doti di calcolo (contabili di libri mastri, matematici, insegnanti..) e che fossero in qualche modo inadatti al conflitto, così da non dover sopperire a questa mancanza generandone altre. Fu così che per molte donne iniziò l’avvicinamento alla vita militare, vita che era riservata ai soli uomini, pericolosa quel tanto che basta da non poter tenere conto delle abilità intellettive delle braccia armate nazionali, risparmiando ad alcuni gli orrori della peggiore guerra mai combattuta dall’uomo.
Donne che venivano selezionate negli atenei più prestigiosi o venivano indirizzate presso di essi in caso fossero meno dotate o troppo giovani per avere già un’educazione completa alle spalle. Per molte di loro, svolgere questa mansione si traduceva in salti di qualità di vita impressionanti: la paga era buona, il settore era estremamente nuovo e i rischi erano pochi, ragion per cui moltissime delle persone che accettavano questo mestiere furono più che entusiaste di farlo. Una delle prime esponenti dei Computer Umani fu Miss Elizabeth Webb Wilson (Computer Umano per gli U.S.A.,1918), che definì il suo approccio alla computazione militare come una benedizione, dalle sue parole: “Ho pazientemente cercato ed inseguito una posizione nel mondo militare, trovandone una che prevedeva anche le mie abilità di calcolo. Questo evento mi salvò dalla mondanità della vita, dal ‘turbinio sociale di Washington’ che m’avrebbe costretta a trovare marito o scegliere percorsi di lavoro che all’epoca potevano definirsi ‘tipicamente femminili'”.
Alla fine del conflitto, la Wilson si dedicò alla professione di attuaria, studiando e calcolando molte statistiche demografiche per conto dell’Istituto Americano di Statistica.
Computer Umani nel Dopoguerra
Con il termine dei due conflitti mondiali, finalmente si iniziò a fare un uso non letale delle doti uniche dei Computer Umani: la N.A.C.A. (“madre” della N.A.S.A.) decise di mandare al diavolo le “convenzioni” che al tempo volevano le donne relegate in casa, i bianchi al potere ed altri deliri simili, ed organizzò vere e proprie squadre di computatori di tutte le etnie (in particolare caucasica e afro-americana), ambosessi e di età variabile per trasformare i dati grezzi forniti da oscillometri e dai primi esempi di calcolatrice, per definire unità di calcolo e programmi di ricerca. Nonostante si trattasse ancora dei primissimi anni ’50, questo fu “un grande balzo per l’umanità” ancor prima di pensare fuori dal pianeta.
Questi affiatati, geniali ed avanguardistici gruppi di lavoro condussero poi ,nel 1962, la Friendship-7 in orbita, 3 volte intoro alla Terra e successivamente a casa grazie alla loro minuzia assoluta.
121mila km dopo, si concluse un’impresa incredibile che, a discapito di paura e persino un piccolo errore di calcolo, si concluse come un successo totale.


A sinistra: Il team di Computers Umani messo insieme dalla N.A.C.A. per il calcolo della pressione supersonica, 1950.
Sopra: Un fermo immagine del cosmonauta John Glenn estratto dal filmato della telecamera all’interno della Friendship-7 , 1962.
E poi?
Con l’introduzione dei computer elettronici diffusi su larga scala grazie a IBM, RiCO Group e successivamente Panasonic, Intel ed Apple, i Computer Umani divennero quasi tutti degli antesignani dei primi programmatori, mentre altri iniziarono a gettare le basi aziendali per la costruzione di softwares, come Microsoft, Oracle o Google.
Una delle prime professioni del futuro, una delle prime professioni che avvicinarono le donne a percorsi di carriera innovativi ed uno dei percorsi che ci ha lanciato in avanti come specie. La prossima volta che sentirete qualcuno parlare di elettronica e computazione come “materie da uomini”, raccontate loro di Centraliniste e Computer Umani, raccontate loro di come le donne abbiano condotto l’avanguardia, spesso in mera sostituzione degli uomini, fino a diventare la mente dietro le più grandi case manifatturiere di computers e pc, trovando purtroppo meno credito di quanto meritassero davvero.
Per non terminare su una nota dolceamara, mi congedo da voi lettori con una piccola curiosità: il brand “Google” deriva semanticamente dal termine “googol” che simboleggiava il valore binario (fondamentale per la computazione elettronica) di 10100 .