Mentre il mondo progredisce e spicca veri e propri balzi verso nuove vette, il settore del lavoro si ritrova inevitabilmente al centro delle discussioni più accese, in quanto uno dei pochi settori che, insieme a sanità e politica, toccano bene o male ogni singolo individuo della popolazione. Mentre si fa di tutto per creare allarmismo e per disfarlo, una riflessione che esce da questo meccansimo potrebbe anche consentirci di comprendere meglio il susseguirsi delle varie “fasi economiche” in cui ci troviamo. Va specificato che la base di questo articolo è una teoria economica definita “ciclo-economia”, concepita dal celebre economista Joseph Schumpeter. Attuiamo questo principio al mondo del lavoro attuale e cerchiamo di dedurre qualche passo futuro.
La fase “bene o male”
Per sintetizzare ed ultra-semplificare la teoria di Schumpeter, dobbiamo partire dal presupposto che ogni momento economico sia una fase, che inevitabilmente compirà un “giro su sé stessa” e ripeterà alcuni passaggi i maniera sistematica.
Innanzitutto, dovremmo iniziare a concepire l’economia come uno specchio d’acqua, e gli squilibri (in positivo o in negativo) che avvengono al suo interno sarebbero equiparabili ad un’onda o ad un oggetto che smuove la placidità dell’acqua, che però tornerà naturalmente alla sua immobilità dopo che tutta la forza generata dall’oggetto che increspa la superficie si sia dissipata.
Proviamo ad applicare questa teoria all’economia concreta, volendo anche alla situazione recente ed attuale: prima della crisi finanziaria globale: nell’era pre-digitalizzazione (dalla metà degli anni’90 fino agli anni 2005-2006, per intenderci) è iniziata una grossa ripresa economica che affonda le radici nel crollo del muro di Berlino, nella fine della Guerra Fredda e nell’inizio di un commercio totalmente globalizzato e non più diviso tra fronti orientale ed occidentale, il mercato immobiliare ha iniziato un’impennata che tutt’oggi non accenna a diminuire, mentre il settore delle comunicazioni si avviava man mano verso la sua consacrazione come settore più influente nelle nostre vite (primi smartphones, primi social networks…).
Torniamo con la mente ai primi anni 2000 e al boom economico che ha caratterizzato l’inizio del millennio: il cosiddetto periodo “di espansione”, in cui il potere d’acquisto è cresciuto a ritmi impressionanti per poi tracollare nella seconda metà del 2007, dando il via alla crisi economica che tutti conosciamo oggi. Nonostante poi i problemi legati alla pandemia, nel periodo tra Febbraio ed Aprile del 2020 c’è stato un secondo picco di espansione economica che faceva parte dello stesso periodo di crisi che ha raggiunto i suoi minimi assoluti nel 2019.
Quest’ultimo scambio di fasi è degno di nota in quanto dimostra in maniera preponderante la veridicità di questa teoria e la sua applicabilità che non tiene conto di fattori non calcolati (come la pandemia) e non necessariamente beneficia la totalità della popolazione.
Questo spunto di riflessione può essere applicato anche alm periodo economico corrente, con una maggiore latenza previsionale ma comunque con un efficace grado di previsione. L’ultimo picco economico registrato è stato quello Febbraio 2020 mentre l’ultimo tracollo, quello di Aprile 2020. Dal 2021 ad oggi si sta affrontando un periodo di riassestamento generale che ancora fatica ad essere equidistribuito tra i vari settori ma che lascia intuire che siamo alla fine del ciclo economico corrente, un ciclo economico molto turbolento e parziale, che potrà essere lasciato alle spalle anche grazie all’evoluzione sociale e lavorativa di cui spesso parliamo in questo blog.
L’idea rimane quella di portare sul campo una serie di nuove tecnologie e mezzi per fare economkia che siano in grado di supportare la ricerca degli economisti e che al contempo possano guidare i non-economisti verso le scelte economicamente più sagge.

A sinistra, un esempio visivo della teoria cicloeconomica di Schumpter e le relative fasi. Sotto, una rappresentazione di come i tempi dell’evoluzione si siano significativamente ridotti nel corso dei secoli, espandendo di riflesso i cicli economici.

In Conclusione
Il Machine Learning rappresenta e rappresenterà un caposaldo della nuova era economica, e questo è un dato di fatto: stiamo lenta,mente abbandonando l’imprevedibile prevedibilità umana per unirla ad una potenza di calcolo che mai potrebbe competerci davvero. Un utilizzo ottimale delle IA finalizzate alla previsione dei cicli economici potrebbe essere parte della soluzione ai periodi di forte crisi finanziaria scaturiti da salti nel vuoto da parte di politici ed organizzazioni economiche. l’idea alla base sarebbe quella di coadiuvare il fattore etico umano che fungerà da timone per l’andamento economico, con un occhio automatizzato che traccerà la rotta migliore per tutti. Va sempre tenuto conto che i cicli di Schumpter non hanno una durata specifica (i cicli recenti sono stati molto più lunghi rispetto al secolo scorso, in quanto viviamo un momento evoluzionistico dalle aspettative estremamente alte e finora non sono stati registrati elementi che permettessero di definire un nuovo inizio. Che sia questa l’era della serenità economica è tutto da vedere, ad oggi ancora troppi fattori restano sconosciuti, come la commercializzazione di massa delle I.A. che potrebbe segnare un balzo verso questa direzione ottimistica ma che ancora non può essere ben definita in quanto vanno fissati dei prezzi che ad oggi sarebbero meramente speculativi. Sicuramente riusciremo ad intuire molto nel corso dei prossimi due anni, intanto consigliamo vivamente ai nostri cari lettori di iniziare ( o continuare, per chi già lo facesse) a monitorare la cicloeconomia in maniera più assidua e di cercare di “tenersi pronti” in senso formativo per le novità che ci attendono, siano esse positive o meno positive.
Come sempre: buon lavoro.