A ridosso di una serie di interventi da parte di luminari di vari settori e assemblee organizzate a livello accademico e pubblico, emergono da una parte la forte necessità di cambiare il modo di affrontare e di concepire i problemi, da un’altra le lacune che tutt’ora sembrino non voler lasciare spazio al progresso. Nonostante le generazioni entranti siano molto più orientate al problem solving e al lavoro “smart” in tutti i sensi, la realtà dei fatti è che molti di noi preferiscono rinunciare in partenza. Scopriamo qualche numero a riguardo e poi proviamo a riesaminare la situazione.

Meno Stem, meno fiducia

Per quanto i dati di cui sto per parlarvi non siano strettamente correlati, se affrontati come riflessione l’uno accanto all’altro, possiamo riuscire un po’ a scorgere dei pattern e dedurre delle motivazioni.

Il 40% dei giovani italiani afferma di non riuscire a vedere alcun margine di miglioramento economico né sociale per sé stessi o l’Italia, anche quando la domanda è stata posta senza includere un limite temporale. 

Circa il 24% dei giovani sceglie un percorso accademico/professionale nelle materie Stem (Scienze,Tecnologia,Ingegneria,Matematica)

Secondo il 57° rapporto Censis, “l’Italia è affetta da sonnambulismo”: si tratta un fenomeno sociologico che racchiude in sé molte delle statistiche che vi stiamo fornendo e che si agglomerano fino ad appiattirsi in questo termine che sembra quasi “nulla di tremendo” ma che sta man mano segnando il nostro futuro, la capacità che abbiamo di credere in esso e la capacità che abbiamo di affrontarlo. Sicuramente (purtroppo su questo non ci sono molti dati e quand’anche ci fossero, farei attenzione alla loro attendibilità) la sfiducia e la rassegnazione derivano dal semplice guardarsi intorno a volte, ma spesso è il nostro modo di vivere stesso a portarci verso questa direzione. La velocità con cui stiamo man mano imparando a computare e a processare gli stimoli esterni ci porta a concederci molto meno la possibilità di ragionare e riflettere sulla natura di un problema e sulle sue possibli soluzioni, perché ogni volta che ci fermiamo, intorno a noi tutto sembra correre precipitevolissimevolmente. 

In Conclusione

Il rischio concreto è che si proceda claudicando verso una totale rassegnazione che ci porterebbe a non sapere nemmeno da dove iniziare nel momento in cui non potremmo più procrastinare la ricerca di una o più soluzioni. Come vedete, non ho delineato i singoli problemi perché la mente stessa tende ormai a presumere consapevolezza, ma a scansare al contempo la riflessione precedente. Capita sempre più spesso di leggere commenti sprezzanti e affermazioni audaci da parte di esperti e neofiti allo stesso modo; tutti reputano stupide le proposte, ma nessuno conosce la soluzione. Tanto vale concentrarci collettivamente ed individualmente, no?

 Tutte le percentuali del “sonnambulismo italico”

 

Come sempre: buon lavoro.