Una ricerca sul territorio e sul lavoro ha recentemente fatto storcere più di qualche naso nel mondo delle risorse umane e più in generale, del lavoro. L’indagine, commissionata e resa possibile da CNA e Simug Italia, evidenzia come le pmi (piccole e medie imprese) non ricoprano un super-ruolo nei sogni e nelle speranze delle nuove leve della forza lavoro, almeno per quel che riguarda la città di Firenze (area geografica sulla quale si è concentrata la ricerca). Per quanto questa stima possa sembrare fin troppo localizzata per poterne parlare a livello nazionale come facciamo sempre, i dati meritano un’analisi più approfondita, specialmente per i motivi che andremo a spiegare a seguire.
“Le PMI sono belle… se viste da fuori”
La ricerca si rivolgeva a giovani laureandi e neodiplomati fiorentini che, per oltre l’85% non si vedono in una piccola-media impresa nel proprio futuro (il 34% non si vede nemmeno in Italia). Inoltre, quando è stato chiesto loro se stessero considerando una carriera da dipendente in generale, meno del 10% ha risposto alla chiamata.
Numeri settoriali ma non troppo: per quanto restringendo il campo di un’indagine o ricerca che sia, si ottengono numeri che corrispondono sempre meno alla macrorealtà nazionale, questi dati sono sufficienti a sollevare un velo di “preoccupazione” tra chi vorrebbe migliorare la situazione localmente. Il fatto che una porzione così grande di futuri lavoratori sia abbastanza sfiduciata dalla realtà professionale italiana da prefissarsi di lavorare all’estero fin dalle prime esperienze dimostra che finora, nonostante i piccoli aiuti forniti dallo Stato alle pmi, il gioco ancora non valga la candela. Stiamo di fatto muovendo i primi passi da meno di due anni, forse uno; fino a poco tempo fa, si reputava un incentivo anche solo una maggiore possibilità di trovare lavoro, mentre solo da poco si sta iniziando a capire che garantire una manciata di posizioni extra per azienda o per regione non è sufficiente, che bisogna riconsiderare il modo in cui si lavora e in cui ci si approccia al lavoro. Con questa epifania stanno fortunatamente arrivando alcune voci più ferme a ribadire questi concetti, e fortunatamente queste voci stanno trovando terreno fertile, ma come le proiezioni future sottolineano, non è abbastanza.
L’idea è buona, la filosofia pure, quello che manca è l’accettazione: finché la pretesa di un buon lavoro a tutto tondo non inizierà a girare di più tra noi lavoratori, il miglioramento che inseguiamo non verrà notato in tempo dalle nuove generazioni, che corrono il rischio non di “scappare” all’estero per trovare lavoro, non di faticare a trovarsi uno spazio personale nel mercato del lavoro, no; le nuove generazioni corrono il rischio di continuare a credere che questa sia la norma, che non vale la pena di crederci, o di sognare, come molti fanno oggi e come molti facevano ieri. Quello che leggo in questa ricerca non è che il 34% degli studenti intervistati VUOLE andare all’estero per lavorare, non leggo che l’85,6% di loro NON VOGLIA considerare le pmi o il lavoro dipendente; in Camelot siamo abbastanza disillusi da leggere tra le righe e comprendere che queste risposte derivano maggiormente da un senso di sfiducia in ciò che è, piuttosto che da un senso di desiderio per ciò che si è scelto. Siamo al contempo abbastanza determinati da sapere che queste risposte (quelle derivanti dalla paura più che dalla volontà) possono cambiare, non con una lampada magica né con le sfere del drago; con l’impegno, l’impegno a rinnovare radicalmente quelli che crediamo essere i nostri bisogni sul lavoro, e trasformarli in quello che SONO i nostri bisogni sul lavoro.


In Conclusione
Purtroppo, sappiamo che difficilmente ciò che vogliamo ci verrà servito su un piatto d’argento, sappiamo anche che non necessariamente ciò che è giusto diventa ciò che è, quindi invitiamo come sempre i nostri candidati a non accontentarsi, a non versare più olio in una macchina che continua a funzionare seppur traballando e bloccandosi ad ogni step: la soluzione per poter iniziare a lavorare con soddisfazione è a portata di iscrizione su questo sito, e finché qualcun altro non si proporrà per garantire che ogni richiesta di lavoro, ogni candidatura ed ogni colloquio vengano svolti nella più totale trasparenza e nel più totale rispetto delle condizioni che i candidati stessi metteranno nero su bianco, inviteremo sempre a cercare lavoro con noi, garantendo di essere gli unici che partono dal candidato, che hanno invertito il paradigma della ricerca e che ogni azione compiuta in Camelot, da Camelot e verso Camelot è sempre orientata alla soddisfazione lavorativa totale.
come sempre: buon lavoro.