Lavori (Quasi) Morti
Gli Argentieri
Edizione preziosa della rubrica Lavori(Quasi)Morti, quest’oggi parleremo di una mansione manuale che, a differenza delle sue “affini”, ha spaziato in tantissimi settori che passavano dall’arte visiva alla fabbricazione di armi e componenti bellici. Parliamo naturalmente dell’argento e degli Argentieri, lavoratori che, nell’identificarsi nel termine “argentiere”, assottigliavano il campo di pochissimo, data la versatilità estrema di questa mansione che abbiamo appena accennato. Iniziamo a conoscere questo metallo ed il suo ruolo nella Storia, partendo da civiltà antichissime.
È tutto argento quel che luccica
La storia della lavorazione argentea è variegatissima e parte dapprima come un’attività mineraria. Intorno al XVI sec. a.C., in Asia si diffuse l’utilizzo dell’argento per la realizzazione di prodotti casalinghi come piatti e posate, fino alla costruzione di armi con finiture o collanti in argento. I primi che commercializzarono l’argento, dando vita alla seconda definizione di “argentiere”, furono i micenei e i cretesi, nello stesso periodo sopra menzionato. La bellezza, la rarità e la resistenza dell’argento lo resero presto un minerale di grande interesse, sia per i tanti studiosi che cercavano in esso degli utilizzi sempre più varii, sia per i fabbri e gli addetti all’intervento diretto sull’argento.
Dei molteplici usi che ne vengono tutt’oggi fatti, l’argento divenne la base per il commercio ellenico: a partire dal V sec. a.C., i greci iniziarono a realizzarci le monete che utilizzavano per il commercio, attribuendo in base alla pienezza, spessore e peso della moneta, un valore variabile.
I “terzi argentieri” furono in un certo senso, la prima forma di “zecca di Stato”, essendo dediti professionalmente al conio della valuta del tempo.
A partire dal periodo Romano, l’argento e di conseguenza gli argentieri venivano impiegati a fini soprattutto artistici (nonostante le monete d’argento esistessero ancora in gran quantità, vennero accostate a materiali come rame, bronzo e ottone per realizzarne una scala di valore più precisa). Una delle reliquie risalenti al periodo dell’Imperatore Ottaviano Augusto, il “Tesoro di Hildesheim”, comprendeva un servizio da tavola interamente argenteo e dei vasi votivi noti come “Aquae Apollinares”.
Una curiosità interessante: avete presente i numeri che vengono incisi sui prodotti d’argento come “Ag 925” o “Ag 800”? Sono riferimenti alla tipologia, alla data di estrazione e raffinazione di quel determinato argento usato per realizzare quel determinato prodotto. Questa pratica venne introdotta dai bizantini in epoca rinascimentale per controllare e tracciare l’origine e la diffusione di un tipo specifico di argento, o per tenerne conto della data di estrazione. Questa nomenclatura veniva detta “punzonerìa”, dato che gli inserimenti di dati nell’argento destinato al commercio veniva definito “inserire i punzoni”. Nonostante questa interpretazione commerciale dell’argento, gli argentieri continuavano ad essere parallelamente fabbri, coniatori e artisti: l’opera d’arte tra le più celebri e prestigiose nota come “l’Arca dei Re Magi” è fatta prettamente in argento massiccio ed è oggi conservata al duomo di Colonia, in Germania.
Successivamente, iniziarono a diffondersi miti e leggende intorno a questo metallo prezioso, la più famosa tra queste è la classica deterrenza per i lupi mannari e per le “belve eretiche” che si credeva abitassero le terre non consacrate del tempo. Questo fu il trampolino di lancio che permise agli argentieri di ogni tipo di aumentarne non solo il valore economico, ma anche l’impiego per armi, cuspidi (punte) di freccia e contenitori sacri di incensi, ceneri di defunti e gioielli “di protezione”.


A sinistra: Nicolas Verdun, l’ Arca dei Re Magi(1190 ca.), Colonia.
Sopra: un tipico specchio interamente realizzato in argento, diffuso in epoca romana
E poi?
Con l’impennata di valore economico, considerazione ed utilizzo dell’argento, questo minerale divenne pian piano paragonabile all’oro in termini di prestigio intrinseco, iniziando a decorare non più per scacciare le creature infernali, ma per segnalare opulenza, carattere, gusto e fede religiosa. Brandire armi in argento rendeva automaticamente il soldato un nobile e forzuto servitore del Signore, un po’ perché l’argento pesa davvero tanto, un po’ perché costa e costava altrettanto.
La forma più delicata dell’impiego d’argento (oltre che la gioielleria), divenne l’incisione, tecnica che artisti quali i fratelli Adam (talmente dediti ed appassionati che anticiparono lo stile romanico-moderno che ad oggi porta il nome di Adam-style), Verdun, Jean-Nicholas Boulanger, Pierre Balzac, Paul Revere e il celeberrimo Gustave Doré resero il loro cavallo di battaglia.
Dopo questa multimillenaria storia di prestigio, di mito e realtà, di miseria e nobiltà, l’argento e gli argentieri iniziarono a prendere strade separate; gli argentieri iniziarono a pensare ad una produzione di serie e poi a un’industrializzazione del settore, l’argento invece rimase a disposizione delle menti e delle mani più abili, che però persero il gusto della lavorazione di questo prezioso materiale a fini di vendita, e iniziarono man mano a trasformarsi negli artigiani che ad oggi tengono viva questa pratica, soprattutto per preferenza personale.