In quello che alcune testate hanno definito un “mancato cambio generazionale” o “imprenditoria inossidabile”, c’è molto da analizzare. Mentre continuano a trovare spazio i luoghi comuni sulla mancata voglia di lavorare da parte dei giovani, e su come “ai miei tempi era meglio”, sembra che si cerchi di fare il possibile per non riconoscere ai più giovani alcun merito. Emerge da un dato pubblicato dalla Camera di Commercio trevigiana, un aumento degli imprenditori ultranovantenni presenti in Italia, con una media di circa 10 imprenditori 90+ ogni anno dal 2013 ad oggi. Stachanovismo o attaccamento eccessivo?
Gli Irriducibili dell’imprenditoria
Va considerato, nella consultazione di questi numeri e dati, che in media le persone ultranovantenni sono evidentemente meno rispetto alle persone nella fascia 35-45, che stanno pian piano diminuendo a livello imprenditoriale. Se dieci anni fa c’erano 21mila imprenditori dai 30 ai 40 anni, oggi il numero si è quasi dimezzato, con una perdita di oltre 7200 figure di questo tipo. I + 150 ultranovantenni in una decade sembrerà un numero irrisiorio se non messo a confronto e non approfondito; pensate però alla situazione in maniera più totale, abbiamo ogni anno circa 23 mila nuove imprese che talvolta durano quanto il volo di un calabrone, e ovviamente un imprenditore ultranovantenne avrà iniziato a fare impresa molto prima di questo compleanno. Alcuni canali di informazione restano ottimisti, parlando di “imprenditori inossidabili”, che, soprattutto nel settore agricolo (più di un terzo degli imprenditori di quel settore è quasi ottantenne), stanno dimostrando resilienza e plasticità nei confronti del futuro e del lavoro di oggi.
Sicuramente questa è una prospettiva valida, va però incluso nel discorso un quesito: come mai molte imprese guidate da figure più “contemporanee” falliscono? Come mai si fatica così tanto a giungere al cambio generazionale di cui tanto si parla?
Sicuramente, la denatalità e le speranze per il futuro il continua discesa non influiscono in maniera positiva sulla disponibilità di giovani imprenditori. Sicuramente, moltissime delle imprese guidate da ultranovantenni saranno imprese che sono state messe e mantenute in piedi dagli imprenditori stessi che, per assenza di figure che reputano adatte, o per grande passione alla propria posizione, non vogliono o non riescono a passare il testimone.
Prima riusciremo a rendere il buon lavoro una norma onnidiffusa, prima si perderà la paura del futuro e del cambiamento.
Come ovviare dunque a un circolo vizioso che porta quasi inevitabilmente a un senso comune di inattività ed inadeguatezza?
Semplice ma complicatissimo: bisogna tracciare una nuova strada che trascende età ed abitudini, mentre il resto deve assumere una sfumatura di contorno.


Come Fare?
Per quanto non vi siano risposte definitive o soluzioni celeri, sappiamo che essendo questo fenomeno in aumento negli ultimi anni, non si tratta di mera casualità o di una “semplice” scelta di cognizione. Non solo la denatalità e le speranze fioche da parte dei più giovani, anche fattori di insoddisfazione lavorativa e di rassegnazione al non poter fare impresa condizionano fortemente le nuove generazioni. Sicuramente, poter portare avanti un messaggio unito di speranza e di cambiamento potrebbe migliorare il futuro lavorativo di moltissimi. Se non altro, sicuramente porterà noi tutti a riflessioni che magari non avremmo fatto senza essere spronati.
C’è una piattaforma con un nome fantastico (letteralmente) e un messaggio molto deciso che chi legge questo blog conoscerà di sicuro, che magari ha scelto di portare il vessillo di questo cambiamento. Chi è iscritto al sito lo vede quotidianamente, quanto possano essere diverse le cose e quanto possa essere semplificata pressoché ogni complicazione attuale.
Per chi ancora non l’avesse fatto, consigliamo di iscriversi in Camelot, per toccare con mano il nostro spirito “rivoluzionario”, per comprendere che, se finora le cose sono state rese loro complesse da chicchessia, c’era sempre un altra strada a portata di click.
come sempre: buon lavoro.