Nel Paese già (tristemente) famoso per la Fuga di Cervelli, il dramma sembra inasprirsi: se nel 2019 mancavano all’appello delle aziende un laureato su tre, oggi la situazione sembra essere in ulteriore caduta, con l’esatta metà della richiesta di laureati soddisfatta da parte del mondo del lavoro. Aldilà della classica ricerca di una vita migliore all’estero da parte dei neo-dottori italiani, vediamo come mai questo gap tra richiesta e disponibilità di “geni” sembra sempre meno colmabile.
Non Solo Fughe all’estero, l’Istruzione ci mette lo zampino
Come se non bastasse la tiepida accoglienza in termini di condizioni contrattuali verso i neolaureati nella realtà lavorativa italiana, un altro grosso fattore per questo scarseggio è sicuramente l’approccio distaccato dal lavoro delle università italiane; in una Nazione in cui molti percorsi accademici si orientano verso materie che trovano meno del 50% di concretizzazione lavorativa in seguito, è difficile “tenersi in casa” la maggior parte di coloro che conseguono lauree o dottorati in suddette materie.
Parliamo di numeri: per l’anno corrente, si parla di un 90,6% di ingegneri elettrotecnici che non si trovano, seguono a ruota gli ingegneri dell’informazione (81%) ed infermieri e ostetrici (80,3%). Le percentuali fanno riferimento a dati raccolti da Unioncamere ed Excelsior sul mismatch lavorativo (richiesta di personale che non è sul mercato del lavoro) per ciascun percorso di laurea a fine 2023.
Altro discorso per le “mansioni 3.0” che, oltre a superare la soglia del 60% di mismatch, peccano di scarsa reperibilità di corsi di laurea attinenti in università statali. Le aziende cercano (senza trovare) in particolare Project Manager(>61%), tecnici e sviluppatori di software (60%) e ingegneri meccano/energetici (>59%).


In Conclusione
Per quanto il mondo del lavoro continui ad evolversi e a portare novità formative, la risposta da parte del mondo accademico italiano sembra essere meno veloce del previsto. Dai 718mila laureati “richiesti” e previsti nelle aziende nazionali nel 2023, si guarda agli “appena” 351mila laureati nello stesso anno solare. Il progresso non rallenta né si prende pause per riprendere fiato, ma il sistema dell’istruzione avanzata in Italia continua a compiere passi falsi e a fornire ben poche agevolazioni alle giovani menti che desiderano inseguire i propri sogni in questo Paese. C’è chi parte e decide di lasciare una nave pericolante, e chi fa tutto ciò che è in suo potere per riparare la nave. Noi di Camelot, insieme a chi ha deciso di iscriversi e di inseguire la speranza di un domani migliore partendo dal lavoro, non possiamo che essere fieramente parte integrante del secondo gruppo.
Grazie a tutti coloro che, come noi, ci credono in un domani migliore, e si rimboccano le maniche per costruirlo.
come sempre: buon lavoro .