A pochi mesi che ci separano dall’estate, un allarme è sorto in diverse realtà lavorative legate al turismo e in particolare, al mondo della sicurezza balneare: oltre 4000 posti da bagnino vacanti, un po’ a seguito delle nuove disposizioni di sicurezza, un po’ per colpa della crisi. Scopriamo come mai questa mansione sta accusando l’inflazione molto più di altre.
Nuove norme sulla sicurezza in tempi difficili
Stando alla normativa attuale sulla presenza di bagnini sulle spiagge nazionali, è necessaria almeno una figura di riferimento ogni 180 metri di spiaggia, mentre fino a pochi anni fa il limite di metri massimi senza una stazione di salvataggio balneare era di 600. Questo ha sicuramente accelerato e moltiplicato la richiesta e l’offerta di lavoro per i bagnini, che però non sono sufficienti a garantire i numeri previsti. La Federazione Italiana Nuoto è entrata in gioco, proponendo diversi vantaggi collegati all’ottenimento del brevetto da bagnino, tra cui un accesso privilegiato a settori di salvataggio dell’esercito, agevolazioni fiscali e rimborsi vari, eppure neanche questo è bastato.
Molti proprietari e direttori di strutture turistiche balneari hanno imputato la scarsa reperibilità di forza lavoro a concetti un po’ astratti quali la scarsa voglia di lavorare delle nuove generazioni, mentre i più complottisti hanno biasimato il reddito di cittadinanza, che a loro avviso, renda troppo facile per i giovani il rifiutare una posizione lavorativa che non li soddisfi appieno.
Mentre una visione simile dimostra perlopiù un collettivo “basta” da parte delle nuove generazioni e dei lavoratori che non vogliono più accontentarsi, la scarsa reperibilità di bagnini andrebbe ricollegata all’inflazione: fino ai primi anni 2010, con il posto da bagnino venivano inclusi nel contratto (oltre ad uno stipendio mensile netto che si aggirava intorno ai €1300) una sistemazione stagionale ed il pagamento degli utili associati; un vantaggio non indifferente per una persona che spesso si recava a lavorare in località turistiche dove affitti e costo della vita sono notoriamente più alti, in particolar modo nella stagione estiva.
Al giorno d’oggi, mentre il prezzo degli immobili continua ad aumentare (quasi di pari passo con quello degli affitti), molti titolari di attività turistiche non hanno più i mezzi per poter garantire vitto e alloggio ai propri collaboratori, cosa che rende la mansione un po’ meno accessibile a persone con spese corpose quali mutui o affini. C’è da ammettere che gli stipendi destinati alla sicurezza balneare sono aumentati (nelle località più prestigiose si raggiunge uno stipendio che sfiora i 1500 mensili netti) che però non compensano alla spesa richiesta da un eventuale affitto di una sistemazione in piena stagione estiva presso località così lussuose.


In Conclusione
Alcune mansioni comportano una struttura organizzativa più complessa, e capita che molte persone si “lascino ingannare” da stipendi sopra la norma senza considerare la spesa alla quale saranno soggetti per guadagnare quella cifra marginalmente più alta. Nonostante la mansione non fosse in un periodo di crescita, le nuove normative impongono una massiccia presenza di bagnini sulle spiagge italiane, e questo ha spinto moltissime persone già impiegate in altre mansioni a farsi carico della sicurezza balneare. Un’ottimo step per la formazione personale, ma un connubio di dubbie decisioni che portano i lavoratori già impegnati in altre mansioni a dover seguire corsi appositi e ad aumentare la mole di lavoro e attenzione richieste; dulcis in fundo, un bagnino che deve spezzarsi tra sorvegliare una spiaggia e magari effettuare riparazioni o servire ai tavoli del bar, avrà sicuramente un’efficienza minore in un contesto in cui l’attenzione e la prontezza non sono mai abbastanza.
come sempre: buon lavoro.