Poche settimane fa si è verificato un disastroso incidente sul lavoro in provincia di Firenze, dove una colonna portante di un edificio in costruzione è crollata, uccidendo cinque operai, ferendone gravemente tre e lasciandone dispersi altri due. Nel triste fatto di cronaca c’è una verità che a mio avviso va necessariamente considerata, condivisa e reputata uno sputo sul buon lavoro: dietro questo incidente, così come dietro molti altri, si nascondono corpose quantità di illeciti che dichiarano a gran voce la maggiore considerazione che si ha del denaro rispetto alle vite umane. Approfondiamo la vicenda.

 

 

Sub-appalti e collaborazione silenziosa 

Come è solita fare la macchina burocratica italiana, gli accertamenti e le verifiche del caso sono iniziate solo a tragedia avvenuta; stando alle testimonianze di diversi operai addetti al sito edile, una grossa porzione di forza lavoro presente non era a norma, non aveva un regolare contratto e non aveva seguito alcun corso sulla sicurezza mandatorio. Fanno notare inoltre come nessun ispettore, nessun ente governativo addetto e nessun RSPP sia mai stato presente in loco prima del disastro. Una fortuita sfortuna per alcuni, una deliberata cecità per altri. Va fatto notare inoltre come, nel procedere dei lavori, il progetto sia stato sub-appaltato ad oltre 60 diverse ditte attinenti, e non sempre per mano delle autorità competenti. 

Nel rispetto della trasparenza e dell’informazione libera, tengo a fornire un’infarinatura del nuovo Codice degli Appalti che è stato approvato a Luglio 2023 ed è entrato ufficialmente in vigore a Gennaio 2024.

Le novità proposte sono fondamentalmente tre:

  • Il principio della Fiducia
  • Il principio del Risultato
  • Nuove procedure d’affidamento

Il principio della Fiducia è atto a deresponsabilizzare gli organi di pubblica funzione nel caso di attività illecite consequenziali:

La nuova appendice all’Art.2 riferito ai funzionari pubblici con responsabilità legali recita “non costituisce colpa grave la violazione o l’omissione determinata dal riferimento a indirizzi giurisprudenziali prevalenti o a pareri delle autorità competenti.

In parole povere, questo vuol dire che il funzionario pubblico avrà meno responsabilità (e meno conseguenze) nella mancata segnalazione e azione nei confronti di illeciti presenti in un dato appalto, relegando la responsabilità maggiore alle ditte appaltatrici. 

Dal principio della Fiducia, che ammanta ogni sezione del nuovo Codice degli Appalti, deriva il principio del Risultato: le ditte appaltatrici dovranno assicurarsi, con tempestività, precisione e trasparenza che i lavori rispettino i principi fondamentali di cui sopra. 

Le nuove regole per l’affidamento sono state contestate dall’ANAC (Autorità Nazionale Anti-Corruzione) in quanto prevedono il primissimo affidamento di un dato appalto non alla ditta che garantisca maggior trasparenza o concorrenza, ma alla ditta che chieda la cifra minore. Fino allo scorso Luglio, inoltre, per l’ufficializzazione di un appalto ad una ditta, erano necessarie una serie di procedure che spesso agevolavano piccoli flussi economici atti alla corruzione. Per scongiurare il ripetersi di questi avvenimenti, l’ANAC ha istituito una “banca degli appalti” (BIM) che dovrà necessariamente essere l’unico mezzo di informazione Ditta/Governo e che dovrà includere ogni trasferimento monetario e novità di progettazione attinenti ad un determinato appalto.

Alla luce di questi cambiamenti agrodolci, la situazione degli appalti sarebbe dovuta essere sotto controllo, e incidenti dovuti a mancanze da parte di enti legali e appaltatori non sarebbero più dovuti verificarsi. Teoricamente. 

 

 

 

In Conclusione

Viene da porsi delle domande, soprattutto inerenti alla mancata applicazione di diverse nuove norme previste dal Codice degli Appalti. Uno dei motivi per cui questo sito edile ha vissuto meno controlli legali potrebbe essere l’appendice alle nuove normative, che prevedono per i progetti iniziati prima dell’entrata in vigore del nuovo Codice, una sorta di “concessione di estensione del vecchio Codice” agli appalti pre-esistenti.

Una domanda che presumibilmente non troverà risposta è: Perché, se i progetti superiori al costo di €150mila devono necessariamente essere presentati alla BIM, non si è fatto qualcosa a riguardo?

Potrebbe trattarsi di false dichiarazioni da parte delle decine di ditte sub-appaltate nel progetto, potrebbe trattarsi di voluta mancata sorveglianza (date le dichiarazioni dei vari operai intervistati), oppure potrebbero esserci una terza o una quarta versione che, prigioniera delle cosiddette “zone grigie” non troverà la luce del dominio pubblico.

In merito alla vicenda è stato realizzato un servizio da parte di Mediaset che linkiamo qui

Questa triste storia dovrebbe fungere da monito per tutti: l’immigrazione lavorativa oggi viene spesso impiegata in modi sbagliati, sia legalmente che moralmente parlando. Complici di questa realtà sono procedimenti burocratici lenti e auto-sabotatori che non contribuiscono in nessun modo al benessere individuale degli operai e dei lavoratori non-nativi, ma anzi, favoriscono sistemi di sfruttamento dell’immigrazione clandestina per completare lavori a prezzi stracciati e senza il rispetto delle più basilari misure di sicurezza, trasparenza e legalità.

L’immigrazione ed emigrazione lavorative vanno sostenute e tutelate, non scoraggiate, non sfruttate.

Urge un cambiamento sostanziale che permetta ai candidati ed ai lavoratori di tutto il mondo di cercare e consequenzialmente, trovare il proprio Dream Job senza dover fare rinunce, soprattutto se queste rinunce potrebbero comportare situazioni pericolose oltre che svantaggiose. 

come sempre: buon lavoro.