Il ritorno negli uffici sta creando un effetto domino di insoddisfazione e ritorno di spese non indifferenti per la mobilità a carico dei dipendenti. Nonostante il modello dello Smart-working si sia rivelato molto efficace e di gran lunga prediletto dai dipendenti, le leggi sul ritorno del lavoro in loco stanno venendo attuate man mano e senza modifiche.
La rivista d’economia americana Fortune ha provato a cercare lati positivi e negativi in entrambi gli esempi di lavoro d’ufficio, sia che si tratti di tornare sul luogo di lavoro, sia che si tratti di procedere con il lavoro da remoto.
“Tornare al lavoro costerà un mese di stipendio in più”
Non serve nascondercelo: il periodo della pandemia da Covid-19 è stato caratterizzato da un crollo dell’umore generale dovuto ai molteplici fattori che hanno peggiorato la generale qualità della vita. Nel districarsi tra nuovi mandati di sicurezza, stati d’emergenza, sviluppo dei vaccini e contenimento dei contagi, si è pensato ad una soluzione temporanea per lavoratori essenziali e non, introducendo per chi ne avesse la possibilità l’opzione di svolgere le proprie mansioni restando all’interno della propria abitazione; una novità molto utile soprattutto per i lavoratori che operano in campi nei quali basta il possesso di un dispositivo tecnologico come un cellulare o un pc.
lavorare da remoto significa avere più tempo a disposizione per svolgere le proprie mansioni (escludendo il lasso di tempo tra il viaggio verso il e dal lavoro), più tempo per coltivare la propria vita personale e una minore spesa per ottenere gli stessi risultati (si parla di grandi risparmi di carburante, stress, pagamenti per pasti inter-lavorativi etc..) che ammonterebbe a circa 540$ mensili, eppure, dall’inizio del 2024, sembra che molte aziende stiano preferendo il ritorno al lavoro “tradizionale”. Quello che rende questa notizia una notizia è la pressoché totale assenza di motivazioni concrete a supporto di questa scelta: sembra che la maggior parte delle aziende abbia motivato questa decisione con la tradizione e la cultura del lavoro d’ufficio. Motivazioni che di fatto, non reggono il confronto con quanto espresso a supporto dello smart-working.
Fortune fa riferimento alla ricerca personale di qualche motivazione che possa lenire il “dolore” che il ritorno alle scrivanie possa rappresentare per alcuni dipendenti; difatti si tornerebbe comunque a mantenere un rapporto umano vero con i colleghi e con la direzione, si potrebbe riassestare la propria routine e direzionarla verso qualcosa di più salutare e infine si potrebbero scoprire (o ri-scoprire) una serie di passioni ed attitudini come cucina, jogging, ciclismo e ambientalismo, che potrebbero inoltre aiutarci a risparmiare qualche soldo rispetto alla “prima volta” in cui si è iniziata la vita lavorativa in sede.
Resta importante però sottolineare che molti impiegati hanno davvero trovato una soluzione nello smart-working laddove era loro impossibile fare altrimenti, e un ritorno forzoso presso il luogo di lavoro potrebbe tradursi in calo delle performance e della soddisfazione dovuti ad una scelta poco congeniale o poco saggia in termini economici.


In Conclusione
Lo smart-working è stato ed è tutt’ora un simbolo dell’indipendenza lavorativa che non preclude buoni risultati e migliora la soddisfazione del lavoratore (nella maggior parte dei casi), e questo è innegabile. Sia che si tratti di continuare su questa linea, sia che si tratti di “tornare al passato”, sarebbe opportuno che ciascuna azienda si confrontasse con i propri dipendenti prima di prendere decisioni drastiche che andranno ad impattare emotività e portafogli degli stessi. Tornare in ufficio sarà un sospiro di sollievo per alcuni e sarà l’esatto opposto per qualcun altro, e date le forti dimostrazioni a supporto del lavoro da remoto, viene da chiedersi se concetti goliardici come tradizionalismo e comfort possano davvero bastare ad accontentare i lavoratori che rientreranno al lavoro con la consapevolezza di star pagando un mese di lavoro extra.
come sempre: buon lavoro.