Il 2024, oltre che essere l’anno dell’innovazione lavotrativa massificata, della formazione dedicata ai dipendenti pubblici e privati e delle statistiche discordanti, è anche l’anno in cui la “Gen Z al lavoro” sembra essere oggetto di studi e scrutini maggiori rispetto ai precedenti. Come lavorano i rappresentanti della nuova e rampante generazione? Cosa pensano del lavoro ideale, del lavoro come sostentamento o del loro lavoro attuale? In questo articolo, proveremo a rispondere al maggior numero di domande attinenti.

Il “Binge Working” e altre realtà

La Gen Z si distingue dalle generazioni che l’hanno preceduta, in particolare per quel che riguarda l’importanza del pensiero collettivo: si cerca di stimolare a un dibattito più aperto e più diffuso, di far valere la propria opinione, di non transigere di fronte alle ingiustizie. Ne consegue quindi un drastico aumento (83% rispetto alla uscente Genereazione Millennial) di cambi di mansione prima del raggiungimento di due anni nello svolgimento di un lavoro: riuscire ad ambientarsi è difficile, calibrare l’intensità dei sogni lo è ancor di più; c’è chi non vuole sentirsi intrappolato e “va dove lo porta il vento”, c’è chi non vuole adattarsi e cerca con ardore il luogo di lavoro perfetto. Insomma, sembra volgere al tramonto l’era delle gavette stressanti e atte a far i”ndurire le ossa”. 

Un altro fattore che si distingue tra la generazione corrente è il desiderio di mantenere un rigoroso equilibrio tra vita privata e lavoro: in un’ideale 50%-50%, i giovani lavoratori si spezzano tra chi afferma che il lavoro deve essere parte integrante delle proprie passioni e della propria vita, così da non dover necessariamente creare una solida barriera tra i “due mondi”,cioè il personale e lavorativo; e l’altra metà che, disillusa dai molteplici drammi contemporanei, si rassegna a voler svolgere un lavoro che non amano, a patto che non vengano mai chiesti da parte delle aziende delle forme di partecipazione aggiuntiva (straordinari, turni extra etc.)

C’è però da aggiungere che, nonostante la forte esigenza di spazi da parte dei miei coetanei, si nota come oltre il 73% dei lavoratori GenZer si trovi a lavorare durante le feste o durante i periodi di emergenza rispetto ai Millennials. 

In Conclusione

La Generazione Z verrà ricordata come la Generazione figlia di pandemia, cambio di papati, crisi economica e conflitti quasi mondiali; nel mondo del lavoro verrà ricordata però come il cardine di transizione tra una realtà lavorativa incentrata sul prodotto ed una realtà lavorativa incentrata sul vero buon lavoro

Ed è un augurio che rivolgiamo a voi candidati,come sempre: buon lavoro.