Chi dice che una laurea prometta un facilitato ingresso nel mondo del lavoro? La vicenda di oggi spinge a riflettere non solo sull’entità della crisi economica ed occupazionale che affligge il grosso della popolazione mondiale, ma anche sulla validità stessa del C.V., in quanto spesso risulta essere un ostacolo più che un aiuto. Senza ulteriori indugi, scopriamo quanto è accaduto al protagonista di questa situazione. 

Antefatto 

Ohm Patel è un ragazzo di 24 anni laureato in Scienze Biologiche, che ha espresso la sua frustrazione sui social media riguardo all’impossibilità che sta vivendo nel trovare lavoro. Afferma di aver inviato più di mille e quattrocento curricula a molteplici aziende e realtà statali, ma non è comunque riuscito a trovare un impiego

La sua ricerca è iniziata subito dopo la laurea e va avanti da circa due anni; il ragazzo ha aggiornato i suoi followers sugli sviluppi (mancati) del suo approccio al mondo del lavoro, ricevendo diversi commenti di sfiducia non nel sistema, ma nei suoi confronti.

“Starai cercando un impiego come C.E.O. per avere tutti questi rifiuti”, “avrai commesso qualche reato grave di cui non ci racconti”, “pretenderai i milioni, con il tuo titolo di studio…” sono le affermazioni degli utenti che sono venuti a conoscenza dei contenuti pubblicati da Ohm. Lui rassicura mostrando il suo curriculum e le sue esperienze lavorative precedenti, spiegando di non avere macchie sulla fedina penale né di essere alla ricerca di posizioni/mansioni irrealistiche. 

Chiedo solo un lavoro che paghi all’incirca quanto l’ultimo che ho svolto: ospedali, laboratori biochimici, aziende attinenti, etc. Non mi sfogherei sui social, né farei di questa storia una grossa vicenda, se la mia disoccupazione dipendesse da un mio capriccio.

C’è inoltre da sottolineare che, in uno dei suoi video, Patel fa cenno al fatto che la sua fidanzata sia laureata ad Harvard in un campo non meglio specificato, ma che svolge un lavoro in cui la redazione del C.V. perfetto e il counseling orientativo sono alla base. Ogni attività svolta da Ohm nel destreggiarsi tra offerte online e consegne di curricula, passa attraverso la sua compagna.

In Conclusione

Questa storia che sembra incredibile in senso negativo, non dovrebbe portare l’utenza social a denigrare colui che la racconta o a diffidare delle sue parole, ma sollevare un importante quesito: i C.V. hanno ancora un senso logico all’interno di una realtà lavorativa frenetica e in costante evoluzione? 

Noi di Camelot pensiamo di no, in quanto un C.V. non è altro che una pubblicità delle proprie esperienze, atta a compiacere aziende e privati, spingendoli verso un’immagine del candidato che spesso non corrisponde alla realtà.

La storia di Ohm Patel è in continuo aggiornamento e noi auguriamo al ragazzo di trovare quanto prima una mansione che lo soddisfi.

Quando Camelot diventerà il prototipo della ricerca lavorativa, potremo persino varcare i confini nazionali per aiutare figure come Ohm, che cadono vittima di un sistema burocratico, lento e disinteressato dell’individuo.

Come sempre: buon lavoro.