Abbiamo visto come molte persone stanno ribaltando le proprie direzioni di vita per intraprendere percorsi che non avevano mai immaginato. Queste storie ispirano molti di noi a dare il meglio. Queste storie ispirano altrettanti a cercare, o a localizzare il proprio meglio. Avete provato a pensare, invece, a quelli che hanno dovuto mollare il lavoro, o sono stati licenziati/allontanati per ragioni al di fuori del loro controllo?  Queste storie sollevano inevitabilmente altre domande ed altre proposte in merito a cosa si può fare per migliorare la realtà lavorativa di tutti.

Per quanto riteniamo fondamentale che tutti trovino la loro strada, in alcuni casi sembra impossibile. Ovviamente non facciamo riferimento a coloro che, per pigrizia o per fortuna, decidono di adagiarsi per sempre. 

Parliamo di quelle persone che sono state “costrette” dal mondo del lavoro a rinunciarvi. Un esempio sono tutti quei lavoratori che hanno subito la perdita della vista o dell’udito a causa di ambienti di lavoro pericolosi, o coloro che hanno dato tutto al lavoro senza ricevere nulla in cambio. 

I “fortunati tra gli sfortunati” hanno famiglie o convenzioni che possono aiutarli, i protagonisti di questo articolo, no.

 

Un esempio lampante è Grace, nome fittizio assegnato ad una 57enne britannica che ha preferito raccontare la sua vicenda in anonimato. 

Grace ha perso il suo lavoro di assistente medica dopo che le violenze subite dal compagno l’hanno portata ad una drastica decisione: scappare di casa e rifugiarsi presso qualche lettino (ovviamente) presente sul luogo di lavoro. L’azienda per cui lavorava ha tollerato la cosa per pochi giorni, finché non ha deciso di licenziarla perché “era troppo stressata” sul luogo di lavoro. 

 

Un altro esempio è quello di Spencer Stevens, mulettista texano che, appena scoprì di avere un’insufficienza cardiaca congenita, è stato licenziato senza poter obiettare. Si è trovato senza aiuti e senza possibilità di alcun tipo, avendo lavorato nel campo industriale, nessuno era disposto ad assumerlo in altri campi a causa dell’esperienza. 

Queste sono due di milioni di persone che non hanno una casa al giorno d’oggi, ma sono anche due di decine di migliaia di ex-impiegati che hanno perso tutto a causa di intoppi burocratici o di decisioni aziendali disumane. 

Spesso sembra dolceamaro il concetto di “diritto al lavoro”, ma fa riferimento a tante situazioni come queste in cui non viene considerato il lavoratore in quanto essere umano con le sue realtà individuali. Fare bene il proprio lavoro è sacrosanto, ma un Dream Job deve necessariamente essere un luogo di lavoro che valorizza la persona, dato che poi sarà quest’ultima a valorizzare la mansione a sua volta. 

La conquista della Camelot Quest aiuterà a migliorare non solo la ricerca del lavoro, ma il modo stesso in cui il lavoro è concepito, da tutte le prospettive.