Nelle ultime settimane e nelle prossime, si stanno verificando diversi scioperi (soprattutto nel mondo dei trasporti), che stanno creando non pochi disagi in tutti i settori del lavoro. Mentre si cerca di realizzare un’ Italia rispettosa del lavoro e degli occupati, sarebbe opportuno farsi alcune domande su cosa manca davvero al lavoratore contemporaneo.

Resta ovvio che, se non ci fossero problemi sul lavoro, non ci sarebbero scioperi; Le richieste dei lavoratori sono sempre le stesse:
– una retribuzione consona al tipo di lavoro( ma che permetta in ogni caso una vita dignitosa )
– Una mole di lavoro che permetta di mantenere l’equilibrio tra lavoro e vita privata
–Possibilità di svolgere le proprie mansioni nel massimo della sicurezza consentita.
La domanda che voglio far porre a tutti i lettori è: Perché un Paese democratico ed etico ha bisogno che i propri lavoratori scendano a battere i piedi in strada per poter prendere in considerazione delle situazioni dignitose?
Nonostante siamo e ci definiamo una “repubblica fondata sul lavoro”, appare evidente che i fondamenti del lavoro di cui parliamo sono (esclusivamente o prettamente) redatti da enti ed istituzioni alle quali importa maggiormente del fatturato, piuttosto che del welfare.
Uno degli obiettivi di Camelot, in concomitanza con l’Agenda Onu 2030, è proprio quello di aumentare il leveraggio che i lavoratori possono esercitare verso i datori di lavoro. Vogliamo una situazione dignitosa a tutto tondo, che non si limiti ad alcuni settori e che non debba combattere con la gerarchia.
Come lo facciamo? Partendo dai candidati, e non dalle aziende, dando valore, spessore e voce a chiunque si trovi in prima linea: chi, se non un lavoratore che vive del suo lavoro, saprà meglio quanto sarebbe giusto guadagnare per quella mansione?
O quanto tempo di pausa serve tra un turno e l’altro?
O ancora, che tipo di contratto farebbe più al caso dei dipendenti?
Questi criteri sono di vitale importanza, non solo per Camelot, non solo per il candidato né per l’azienda. Con i giusti criteri, sappiamo di poter rendere ogni lavoratore libero di scegliere cosa fare del futuro che ha a disposizione, senza dover fare scelte piene di sacrifici.